E se in Italia, in che parte, (avendo noi tanti e sì diversi dialetti), come ne' paesi ove la pronunzia tien più dello straniero, ne' paesi di confine, nel Piemonte (ove forse è probabile che sia stato scritto il [3763]Cod. de rep. e così di Frontone ec.) nell'alta Lombardia e Venezia, o generalmente nella Lombardia o nel Veneziano. E se nel cuor d'Italia, ed anche in Roma, a che tempo, come ne' vari tempi che vi furono più stranieri, e più influenti ec. E finalmente da chi, se da italiani o stranieri, e italiani di che parte d'Italia, e di buona pronunzia o cattiva, e periti dell'ortografia o no, e vissuti fra gli stranieri o no ec. ec. (23. Ott. 1823.). Puoi vedere la p.3754.
Alla p.3692. Aggiungasi che scivi scitum di scisco, e de' suoi composti (ascitum, conscitum, plebiscitum) ec. hanno tutti l'i lungo. Or la desinenza in itum è affatto improprissima de' verbi della terza. (Lascio quella in ivi, che n'è parimente impropria, ma altresì quella in ivi il sarebbe). Che segno è questo, se non che scitum grammaticalmente non è di scisco, ma di scio, di cui, come verbo della 4. è propria e debita peculiarmente la desinenza del supino in itum? Così dicasi di qualunqu'altro verbo in sco che sia fatto da un verbo della quarta, noto o ignoto: che se tal verbo in sco ha supino, o se gli si attribuisce, esso è certamente in itum, e però è certamente tolto in prestito dal suo verbo originale, il quale, se non esiste, da ciò n'è dimostrato ec. E può vedersi la p.3707. fine 08. principio.
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