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      E certo è che tutti o la più parte de' principati passati e presenti hanno avuto principio dalla forza o dall'artifizio, e che tutti i troni d'Europa [3781]si possono, genealogizzando, far risalire a queste radici. Insomma, com'egli è cosa certissima che tutto il mondo è il patrimonio della forza (sia fisica, cioè vigore, sia morale, cioè ingegno, arte ec. ch'è tutt'uno), e ch'egli è fatto per li più forti, ne segue che in una società stretta, inevitabilmente, qualunque forma se gli possa mai dare, i più deboli individui denno essere, furono sono e saranno la preda, la vittima, il retaggio de' più forti. Onde non si può assolutamente dare, molto meno fra uomini, una società stretta, che ottenga il fine della società, cioè il ben comune degl'individui che la compongono, ed il cui risultato sia il detto ben comune. Senza di cui la società non può avere ragione alcuna. In una società larga i più forti non hanno nè mezzo nè occasione nè desiderio nè stimolo alcuno di esercitare e porre in opera la superiorità delle loro forze sopra gl'individui di essa società, se non solamente alcuna volta per accidente, in modo scarso e passeggero. Ciò ch'ei si propongono di ottenere, non è a spese della lor società, nè di alcuno de' suoi individui; esso è fuori di lei; la lor società è troppo scarsa perchè alcuno possa farci sopra dei disegni, e riporre la sua felicità in beni dipendenti o appartenenti in alcun modo alla medesima società, di cui appena si avveggono di esser parte, e che loro è, per così dire, fuori degli occhi, e quindi anche del pensiero, almeno il più del tempo. ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





Europa