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      E quella prima societā non č stata mai potuta nč si potrā mai rimpiazzare, perchč la natura universale, nč particolare e speciale, non si rimpiazza, nč si rimpiazza la felicitā e la perfezione destinata a qualsivoglia essere o specie dalla natura, nč veruna specie e veruno esser creato č capace di pių che una sola e determinata felicitā e perfezione, la quale non altrove si puō trovare nč puō consistere, che nel suo naturale stato, nč d'altronde derivare. Nč volle il destino, nč comporta la natura delle cose che [3789]niuna specie e niuno essere mortale e creato sia l'autore del sistema e dell'ordine che dee condurlo alla propria felicitā e perfezione (come avverrebbe se l'uomo fosse destinato a quella societā che noi pensiamo, la quale č capace e bisognevole di una forma, non che eseguita ma immaginata dagli uomini, e infinite ne puō ricevere e n'ha ricevute, tutte parimente buone o cattive, tutte o quasi tutte a lei ed alla sua idea convenienti, [cioč tutte contraddittorie e discordevoli in se stesse ec.] e la natura niuna forma le prescrisse nč potč prescriverle, non avendola voluta; quando perō ella ben ne prescrisse, ed intere, e costanti, a quelle societā ch'ella volle, come a quella de' castori, e delle gru ec.): ma la natura stessa e sola, o vogliamo dire il Creatore, dovette esser l'autore, come di ciascuna creatura, cosė del sistema, ordine e modo che la dovesse condurre alla perfezione della sua esistenza, vale a dire alla felicitā, e render compiuta l'opera di Lui.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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