Nč l'uomo primitivo verso gli altri animali a lui pių nemici, nč animale alcuno (per feroce, per insociale ch'ei sia), non pure verso i suoi simili, ma verso l'altre specie a lui pių nemiche, esercitō nč esercita mai (se non per bisogno, come nel cibarsene ec. ma non per odio, nč a fine di straziarlo, benchč lo strazi), neppur nel pių caldo dell'ira e nello stesso combattimento crudeltā cosė grande che sia degna d'esser comparata a quelle che gl'individui umani di una stessa nazione verso i loro compagni, le nazioni verso le nazioni nemiche, i governi verso i lor sudditi colpevoli o supposti tali, i tiranni ec. ec. esercitarono infinite volte ed esercitano dopo la vittoria, dopo il pericolo, a sangue freddo, spesse volte senza passione veruna, neppur passata, (come nelle pene de' rei), per [3795]uso, per regola, per legge, per tradizione de' maggiori ec. ec. ec.
Chi non sa che cosa possa nell'uomo lo spirito di vendetta? il quale rende eterna l'ira e l'odio verso i suoi simili cagionato da una piccolissima offesa, vera o falsa, giusta o ingiusta ec. e dalle altre cagioni che adirano gli uomini verso gli uomini sia nelle nazioni, sia negl'individui, sia privato sia pubblico ec. Or questo spirito ch'č inevitabile in qualunque societā umana stretta, fu ignoto all'uomo primitivo, č ignoto a qualunque altro animale, in cui l'ira non dura pių che qualunque altra passione momentanea, e la ricordanza dell'ingiuria non pių dell'ira; e la vendetta o č subito ottenuta e fatta (e basta ben poco a placarli e soddisfarli), o di poi non č ricercata niente pių che se l'ingiuria non avesse avuto luogo.
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