Qual più chiaro segno che questi non sono proprii loro, ma d'altro verbo, e questo della prima? Veterasco is ha, o se gli attribuisce, veteravi. Pare però che lo stesso Forcell. che glielo attribuisce, abbia veduto ch'e' non può esser proprio suo, ma di un vetero as, il quale ei segna senz'alcun esempio, rimettendo a veterasco, dove di vetero non è parola; solo vi sono esempi di veteravi frammisti a quelli di veterasco. (Trovasi anche veteratus, v. Forc. in questa voce). Infatti abbiamo inveterasco is fatto evidentemente da invetero as avi atum, il quale ancora sussiste (tutto intiero), e così inveteratus (che il Forc. attribuisce giustamente ad invetero, sì come anche il perfetto inveteravi e il supino inveteratum, segnando [3828] inveterascere senza perfetto nè supino), e così forse altri composti di vetero. Dunque se v'invetero, e se a questo spetta inveteravi, atum, atus, dovette avervi anche vetero, e suo esser veteravi, atus ec. E così discorrasi di tanti altri verbi originali di quelli in sco, de' quali mancando il semplice si trovano però i loro composti, a' quali ordinariamente si attribuiscono i perfetti e supini che loro convengono, mentre quelli de' semplici, se i semplici non si trovano, s'attribuiscono ai loro semplici derivati in sco.
Irascor sta nel Forcell. senza supino nè perfetto. Trovasi iratus. Vero participio, benchè forse, almeno in certi casi, aggettivato, come tanti altri. Or donde viene questo participio? Non dimostra egli un verbo della prima? un verbo onde venga sì egli sì irascor?
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Forcell Trovasi Forc Forcell
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