Quello che noi vediamo chiaro in altrui e nel lontano, ci serva di specchio e di esempio per ben vedere, per accorgerci, per conoscere e concepire il fatto nostro, e quello ch'essendoci proprio e troppo vicino, non suol vedersi nè conoscersi mai bene, sì per l'inganno dell'amor proprio, sì perchè la stessa vicinanza nuoce alla vista, e l'abitudine di continuamente vedere impedisce o difficulta l'osservare, il notare, l'attendere, il por mente, l'avvedersi. L'opinione che abbiamo di quelli stranieri c'istruisca [3830]di quella che dobbiamo avere di noi, e le ragioni di quella si applichino al caso nostro, chè ben vi sono applicabili ec.
Del resto tutto quello ch'io [ho] ragionato in più luoghi circa la presente (ec.) condizione della letteratura e lingua italiana; circa il mancar noi di lingua e letteratura moderna, di filosofia ec.; circa la condizione in cui si troverebbe oggidì un grande e perfettamente colto ingegno italiano, la necessità che avrebbe di crearsi una lingua, di creare una letteratura ec., il come e quale gli converrebbe crearle, e con quali avvertenze ec. ec. tutto, con lievi e accidentali diversità intendo altresì dirlo degli spagnuoli. E viceversa la considerazione di questi può e dee molto servire, sì a noi, sì anche agli stranieri, per giudicare e formarsi una giusta idea dello stato d'Italia e degl'ingegni italiani (se ve ne fossero) rispetto alla lingua, letteratura, filosofia ec. Le lingue e letterature italiana e spagnuola, le più conformi forse del mondo per mille altri titoli, come ho mostrato altrove (e così le nazioni ec.
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