Con ciò si dichiara facilissimamente e bene, il come l'etum de' supini (che in molti di essi ancor trovasi) sia passato in itum ec. mutazione che senza ciò difficilmente si spiegarebbe, non solendo l'e passare in i ec. Docitum per docetum, (meritum di mereo e simili che ancor si trovano e sono anche per lo più gli unici supini superstiti de' rispettivi verbi, o i più usitati ec.) onde doctum, è da docui per docevi, come domitum per domatum è da domui per domavi, nè [3854]più nè meno (v. la p.3715-7. 3723. ec.). E chi vuol vedere la contrazione di doctum anche ne' supini della prima in itum, fatti dai perfetti in ui, come è doctum, osservi sectum, nectum da secui, necui, enecui di secare, necare ec. Se il perfetto de' verbi della 2. si conserva in evi, il supino che ne nasce è in etum e non altrimenti, come deleo es evi etum Se il supino è in itum o contratto, mentre il preterito è in evi, come abolitum di aboleo abolevi, adultum di adoleo evi (comparato con adolesco: adolesco ha evi, adoleo ha ui), allora esso supino non nasce certo dal perfetto in evi, ma nasce ed è segno certo di un altro perfetto noto o ignoto, in ui. Infatti ne' citati esempi, Prisciano riconosce ad aboleo un abolui, e bene: adolui di adoleo è noto e usitato; è noto anche adolui di adolesco, benchè rarissimo, dice il Forcell. V. p.3872.
Mi pare che queste osservazioni sieno mirabilmente utili a scoprire l'analogia, la ragione, le cause della lingua e grammatica latina, e delle sue apparenti anomalie ec. ec. e a stabilir regola e cagione dove gli altri non veggono che capriccio, varietà, disordine, arbitrio e caso ec.
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Prisciano Forcell
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