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      E quindi la sua lingua e letteratura, isterilendosi, decrescendo, scemando, perdendo e riducendosi a nulla quanto la nostra ha fatto, si è forse contuttociò meno imbarbarita ec. della nostra: che non so se si debba contare per maggior male o bene ec.
      (10-11. Nov. 1823.)
     
      A quello che altrove ho detto del latino diminutivo positivato sella, aggiungi il francese selle, col suo diminutivo sellette, ec. e v. gli spagnuoli ec.
      (11. Nov. 1823.)
     
      Accade nelle lingue come nella vita e ne' costumi; e nel parlare come nell'operare, e trattare con gli uomini (e questa non è similitudine, ma conseguenza). Nei tempi e nelle nazioni dove la singolarità dell'operare, de' costumi ec. non è tollerata, è ridicola ec. lo è similmente anche quella del favellare. E a proporzione che la diversità dall'ordinario, maggiore o minore, si tollera o piace, ovvero non piace, non si tollera, è ridicola ec. più o meno; maggiore o minore o niuna diversità piace, dispiace, si tollera o non si tollera nel favellare. Lasceremo ora il comparare a questo proposito le lingue antiche colle moderne, e il considerare come corrispondentemente [3864]alla diversa natura dello stato e costume delle nazioni antiche e moderne, e dello spirito e società umana antica e moderna, tutte le lingue antiche sieno o fossero più ardite delle moderne, e sia proprio delle lingue antiche l'ardire, e quindi esse sieno molto più delle moderne, per lor natura, atte alla poesia; perocchè tra gli antichi, dove e quando più, dove e quando meno, ????????? la singolarità dell'opere, delle maniere, de' costumi, de' caratteri, degl'istituti delle persone, e quindi eziandio quella del lor favellare e scrivere.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555