E una lingua che tenga l'estremo contrario č di sua natura, massime a' tempi nostri, estremamente incapace dell'universalitā. Non bisogna dunque figurarsi che una lingua universale nč debba nč possa portare questa utilitā di supplire alla cognizione di tutte le altre lingue, di esser come lo specchio di tutte l'altre, di raccoglierle, per cosė dir, tutte in se stessa, col poterne assumer l'indole ec.; ma solo di servire in vece di tutte le altre lingue, e di esser loro sostituita. Anzi ella non puō veramente altro ch'esser sostituita all'uso dell'altre e di ciascuna altra, e non supplire ad esse ec. Ben grande sarebbe quella utilitā, ma essa č contraria direttamente alla natura di una lingua universale. Tale si č infatti la francese. Nč i francesi dunque nč gli stranieri si lusinghino di avere in quella lingua tutto ciō che potrebbero avere nell'altre, ma una lingua diversissima per sua natura dall'altre, il cui uso a quello di tutte l'altre possono facilmente sostituire. Nč stimino che volendo conoscer [3973]l'altre lingue, autori ec. il possederla francese, li dispensi pių che alcun'altra lingua dallo studio di tutte l'altre, anzi per questo effetto la francese non serve a nulla, ed i francesi per parlare come nativa una lingua sommamente disposta alla universalitā, si debbono contentare di avere una lingua incapacissima di traduzioni, inettissima a servir loro di specchio e di esempio, e fin anche di mezzo, per conoscere qualunque altra lingua, autore ec. Il fatto della lingua francese dimostra queste asserzioni.
| |
|