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      (14. Dec. 1823.)
     
      Alla p. anteced. principio. Certo è però che Anacreonte si accosta assai più di Omero, e forse più di qualunque altro poeta greco al dialetto comune, anzi pochissimo se ne scosta nè per accostarsi all'ionico (se già le sue odi in questa parte de' dialetti e massime nell'ortografia ad essi spettante non sono alterate) nè ad altro veruno. Segno che al suo tempo benchè molto antico, il dialetto comune esisteva già, per mezzo della letteratura ec. o piuttosto che il dialetto [3984]ionico (il quale probabilmente fu quello che poi divenne il comune, e produsse l'attico ec. come pare a molti eruditi) era allora per la maggior vicinanza de' tempi (rispetto a quelli d'Omero) quasi uguale (eccetto nello scioglier de' dittonghi, che in Anacreonte però di rado si sciogliono, e quando si sciolgono, è manifestamente per la necessità o comodità del metro, nel qual caso è ben naturale e in altre cose tali, che si posson chiamar di pronunzia, e in queste ancora Anacreonte è molto parco, se non dove l'uso del verso l'esige, di modo ch'egli usa il dialetto suo, e si scosta dal comune piuttosto come poeta che come scrittore, e come linguaggio e licenze poetiche, non come dialetto) a quello che poi fu il comune, come si vede in Ippocrate ec. ec.
      (15. Dec. 1823.)
     
      Commeto as da commeo per commeato. V. Forc. e il detto altrove sopra hieto ec.
      (15. Dec. 1823.)
     
      Bello non assoluto. Diversissime usanze, opinioni, gusti ec. circa le chiome, sì sopra l'acconciamento loro, come sopra il portarle o no, raderle, lasciare crescerle fino a terra, fino agli omeri, fino al collo, tagliarle all'intorno della testa ec. ec. presso gli antichi e i moderni e le varie nazioni, selvagge, barbare, civili ec. ec. ec. in vari tempi ec. anche egualmente colti e di buon gusto ec. ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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