V. il Gloss. ec. in betula, se v'č, ec.
(10. Gen. 1824.)
Al detto altrove circa la ridondanza del pronome ????? e altro appo i greci e gl'italiani in molte dizioni, e circa il significato di nulla o nessuno ec. assoluto o virtuale ec. che ha molte fiate nel nostro parlare il detto pronome, aggiungi le frasi non ne fece altro, non ne fate altro e simili, dove altro sta per niente, ed aggiungi eziandio che anche siffatto uso di questo pronome, oltre all'essere analogo alla predetta sua ridondanza usitata e nel greco e nell'italiano, č anche analogo a un uso particolare della voce plur. ???? che i greci adoprano talora per cose frivole, vane, da nulla, cioč insomma nulla, come in un luogo di Fenice Colofonio, poeta, appresso Ateneo l.12. p.530. F. [4011]?? ??? ???? ???????, che il Dalechampio traduce frivola non denuntio: bene, ma propriamente sarebbe non enim nihil (cioč rem o res nihili) denuntio. E certamente qua spetta quel che dice lo Scapula che appresso Euripide ???? si spiega per rationi non consentanea. E qua eziandio l'uso dell'avverbio ????? per incassum, frustra, temere ec.; (del qual uso v. lo Scapula e l'indice greco a Dione Cassio coi luoghi quivi indicati, ad uno de' quali v'č una nota, dove si dice che tal uso č stato illustrato, dimostrato ec. dal Perizonio ad Ćlian. ec.)253 e in parte ancora l'uso del medesimo avverbio ne' significati da me notati e illustrati nelle Annotazioni all'Eusebio del Mai, e nelle postille al Fedone di Platone sul fine ec. (10. Gen. 1824.). Presso Euripide il Tusano spiega ???? per ??? ??????? aberrantia a proposito.
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