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      (10. Marzo. 1824.)
     
      Al capoverso 2. di questa pagina. Anche nella lega di Cambrai contro i Veneziani fu presa per pretesto, o maggior coonestazione, secondo l'uso di quelli e de' passati tempi, il voler far guerra contro i Turchi. V. il Guicc. t.2. p.180. e quivi le note, e p.186. sulla fine. Ed è notabile in questo caso tanto più questo pretesto, quanto per distruggere i Veneziani allegavano la necessità di farlo a volere opprimere i Turchi, de' quali i Veneziani erano i maggiori nemici, e quelli che avevano avuti seco maggiori guerre (come pur n'ebbero appresso), e fatti loro e riportatine maggiori danni. (10. Marzo. 1824.). V. p.4073.
     
      Non ne fece altro per non ne fece nulla; non se ne fece altro; non se ne farà, se ne fa altro; modi consueti del nostro favellare. Non volle farne altro cioè nulla: nelle note al Guicciard. t.2. p.183.191.363.
      (10. Marzo. 1824.)
     
      In tutta l'Europa (massime in Italia, dove tutti gli assurdi e gl'inconvenienti sociali sono maggiori che altrove) non reca infamia l'essere [4045]o essere stato vizioso, nè l'aver commesso delitti (massime trattandosi di alcuni tali vizi e delitti, certi dei quali, anche atroci, fanno piuttosto onore, stima, e rispetto, che altro); ma bensì l'essere o l'essere stato punito di qualsivoglia vizio o misfatto, anzi pure della virtù o di azioni virtuose e degne di lode e di premio.261 Negli Stati Uniti d'America l'opinione pubblica non attacca veruna infamia alla punizione, e il colpevole che è stato punito e rientra nella società, v'è tanto più esente da obbrobrio che l'impunito che in essa si aggira, quanto che 1. si considera ch'egli ha espiato colla pena subita il suo fallo, e riparato e data soddisfazione del torto fatto alla società, e pagato il debito contratto seco lei: 2. si giudica, come in fatti ordinariamente succede, che la pena, la quale colà si considera e si chiama penitenza (le prigioni si chiamano case di penitenza), e le cure che nel tempo di essa espressamente si usano per curare con rimedi sì fisici che morali il morale del colpevole, abbiano corretto e riformato il suo carattere, i suoi costumi, le sue inclinazioni, i suoi principii, e ridottolo alla buona strada, con che e di diritto e di fatto e di opinione egli torna intieramente a paro e a livello degli altri cittadini o forestieri.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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