28. p.130. lin.23-24. dove però s'inganna quanto al supporlo necessario, perchè non sempre [4096]questi tali sono diminutivi, come ho provato altrove coll'esempio di iaculum, speculum ec.
(1. Giugno. 1824.)
Sisto in vece di venire dal greco ?????, come si crede e ho detto altrove, ben potrebbe venire da sto per duplicazione, non ignota neppure ai latini (come usitatissimo fra i greci), massime antichi, come ho mostrato altrove coll'es. di titillo da ?????, e dei perf. cecidi ec. ec. E la mutazione della coniugazione dalla prima nella terza, sarebbe appunto come nei composti di do (del che pure altrove) anch'esso monosillabo come sto. E quanto al significato e all'uso ec. chi non vede l'analogia fra sto e sisto?
(1. Giugno. 1824.)
Il tale diceva non esser ben detto quel che si afferma comunemente che basta l'apparenza p.e. a un letterato per essere stimato, benchè manchi della sostanza. Ora l'apparenza non solo basta, ma è la sola cosa che basti, ed è necessaria e la sola necessaria. Perocchè la sostanza senza l'apparenza non fa effetto alcuno e nulla ottiene, e l'apparenza colla sostanza non fa nè ottiene niente di più che senza essa: onde si vede la sostanza essere inutile, e il tutto stare nella sola apparenza. (1. Giugno. 1824.)
Chi vuol vedere la differenza che passa tra l'antica filosofia e la moderna, e quel che di questa ci possiamo promettere, le consideri ambedue sul trono, cioè ?????????[4097]????????, la quale non hanno i filosofi privati. Ora se egli è vero che la qualità d'ogni cosa non d'altronde si conosca meglio e più veramente che dagli effetti, da quelli de' principi filosofi si dovrà giudicare delle due filosofie meglio che da' privati, i quali hanno per necessità più parole che effetti, o effetti più deboli, e più desiderii e progetti che esecuzioni, perchè quel che vogliono, massime in cose grandi e rilevanti, nol possono.
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