Paragoninsi dunque fra loro Marcaurelio e Federico, ambedue, si può dire, perfetti nella rispettiva filosofia, ambedue filosofi in parole e in opere, e corrispondenti ne' loro fatti alle loro massime. E si troverà quello in un secolo inclinante alla barbarie essere stato il padre de' suoi popoli ed esempio di virtù morali d'ogni genere anche a' privati ed a tutti i tempi. Questo in un secolo sommamente civile essere stato il maggior despota possibile, il più freddo egoista verso i suoi popoli, il più indifferente al loro bene e curante del proprio, e solito e determinato ad antepor questo a quello, il maggior disprezzatore dico ne' fatti e in parte eziandio ne' detti, della morale in quanto morale, della virtù in quanto virtù, e del giusto come giusto; in somma, se non il più vizioso (chè egli non l'era per calcolo), certo il men virtuoso principe del suo tempo, e forse di tutti i tempi, perchè non avendo niuna delle virtù che vengono, o vogliamo dir venivano dalla forza della mente, mancava anche di quelle che nascono dalla debolezza (come n'erano in Luigi XV.). Fu anche disaffezionato stranamente alla sua patria, come gli è stato [4098]agramente rimproverato dai Tedeschi e fra gli altri da Klopstock, decisamente vago delle cose straniere, e solito d'antepor gli stranieri ai suoi nell'affetto, nella inclinazione e nei fatti.
(1. Giugno. 1824.)
Alla p.4085. Qua si dee riferire il nostro elegante uso di aggiungere il pronome pleonastico nelle frasi indeterminate, coll'ottativo, come, che che egli si voglia, comunque ciò si accada, per quanto egli si dica, non meno che me le sia servitore Caro, lettera a nome del Guidiccioni lett.
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Marcaurelio Federico Luigi XV Tedeschi Klopstock Caro Guidiccioni
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