Similmente mille cose e mille animali che non hanno in niun modo per fine la conservazione di un tale animale, hanno bensì una tendenza assoluta a distruggerlo, o per la conservazione propria o per altro. E ciò s'intenda di individui e di specie. E il numero di tali individui o specie animali o no, tendenti naturalmente alla distruzione di una qualsisia specie o individuo di animale (siccome di quelle tendenti al suo dispiacere) è maggiore di quello tendente alla sua conservazione (siccome al suo piacere).
Del resto che il fine naturale dell'animale non sia la propria conservazione direttamente e immediatamente cioè per causa di se medesima, [4131]si è dimostrato nel Dial. di un Fisico e un Metafisico. L'uomo ama naturalmente e immediatamente solo il suo bene, e il suo maggior bene, e fugge naturalmente e immediatamente solo il suo male e il suo maggior male: cioè quello che per tale egli giudica. Se gli uomini preferiscono la vita a ogni cosa, e fuggono la morte sopra ogni cosa, ciò avviene solo perchè ed in quanto essi giudicano la vita essere il loro maggior bene (o in se, o in quanto senza la vita niun bene si può godere), e la morte essere il loro maggior male. Così l'amor della vita, lo studio della propria conservazione, l'odio e la fuga della morte, il timore di essa e dei pericoli d'incontrarla, non è nell'uomo l'effetto di una tendenza immediata della natura, ma di un raziocinio, di un giudizio formato da essi preliminarmente, sul quale si fondano questo amore e questa fuga; e quindi l'una e l'altra non hanno altro principio naturale e innato, se non l'amore del proprio bene il che viene a dire della propria felicità, e quindi del piacere, principio dal quale derivano similmente tutti gli altri affetti ed atti dell'uomo.
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Dial Fisico Metafisico
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