Ma l'infinito è un'idea, un sogno, non una realtà: almeno niuna prova abbiamo noi dell'esistenza di esso, neppur per analogia, e possiam dire di essere a un'infinita distanza dalla cognizione e dalla dimostrazione di tale esistenza: si potrebbe anche disputare non poco se l'infinito sia possibile (cosa che alcuni moderni hanno ben negato), e se questa idea, figlia della nostra immaginazione, non sia contraddittoria in se stessa, cioè falsa in metafisica. Certo secondo le leggi dell'esistenza che noi possiamo conoscere, cioè quelle dedotte dalle cose esistenti che noi conosciamo, o sappiamo che realmente esistono, l'infinito cioè una cosa senza limiti, non può esistere, non sarebbe cosa ec. (Bologna 1. Maggio. Festa dei SS. Filippo e Giacomo. 1826.). Pare che solamente quello che non esiste, la negazione dell'essere, il niente, possa essere senza limiti, e che l'infinito venga in sostanza a esserlo stesso che il nulla. Pare soprattutto che l'individualità dell'esistenza importi naturalmente una qualsivoglia circoscrizione, di modo che l'infinito non ammetta individualità e questi due termini sieno contraddittorii; quindi non si possa supporre un ente individuo che non abbia limiti.
(2. Maggio 1826.). V. p.4181. e p.4274. capoverso ult.
Tetta-teton (come da mamma, mammella ec.).
[4179]Fammi sentir di quell'aura gentile. Petr. Canz. Amor, se vuo' ch'i' torni al giogo antico. v.31. cioè stanza 3. v.1. Il genitivo per l'accusativo. V. ancora Canz. Quando il soave, stanza 4. v.4 e Son.
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Bologna Giacomo Fammi Canz
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