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      Però nel principio fu modesto, anzi timido ed umile, anche dopo liberato da ogni timore, come dice espressamente Suetonio (c.26.); v. p.4197. capoverso 6. nè qui v'era dissimulazione: io non ci veggo altro che un uomo avvezzo a soggiacere, avvezzo a temere ed evitar di offendere, che ridotto a soprastare, conserva ancora l'abito di tal timore e di tale evitamento. Egli lo perdè col tempo, e coll'esperienza continuata del suo potere, e della soggezione, anzi abbiezione, degli altri. Questo non è smascherarsi; questo è mutar carattere e natura, per mutazione di circostanze. [4195]Tiberio era certamente cattivo, perchè vile, e debole. V. p.4197. capoverso 7. Questo fu causa che il potere lo rendesse un tiranno, perchè la sua natura era tale che l'influenza del principato doveva farne un cattivo carattere di principe. Ma qui non ci entra simulazione. Io non sono mai stato nè principe nè cattivo. Pur disprezzato e soggetto sempre fino all'età quasi matura; vedutomi poi per le circostanze, uguale a molti e superiore ad alcuni; da principio benignissimo ed umile cogl'inferiori, sono poi divenuto verso loro un poco esigente, un poco intollerante, ??????????, ???????????, ed anche cogli uguali un poco chagrin, e più difficile a perdonare un'ingiuria, una piccola mancanza, più risentito, più facile a concepir qualche seme di avversione, più desideroso, se non altro, di vendettucce, ec. Se la mia natura fosse stata cattiva, io sarei divenuto tanto più insopportabile quanto più tardi sono pervenuto alla superiorità, ed in età men facile ad accostumarmici.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





Suetonio Tiberio