Intorno a tale argomento si affaticarono i primi letterati, incominciando da Aristotele, e massime i Critici. Erano libri, come bene osserva il Casaubono, utilissimi alla cronologia da una parte, e dall'altra alla storia sì delle vicende politiche e sì dei costumi, tanto generali della Grecia o di Atene (dove si esponevano i drammi), quanto individuali delle persone più cospicue e famose di ciascun tempo. Giacchè mille volte le vicende politiche davano occasione, e argomento intero, a questo o quel dramma, e vi erano figurati i caratteri dei principali personaggi dell'attuale repubblica. Tali erano le istorie teatrali dei greci; libri, dove quasi senz'avvedersene, s'imparava la storia politica, la storia più intima delle opinioni e dei costumi nazionali, civili, individuali della Grecia, anno per anno. Che cosa di comune potrebbero avere con queste le nostre istorie teatrali, le istorie, se ne avessimo, delle nostre esposizioni di arti; e simili libri? Quando presso di noi nè drammi, nè opere d'arte, nè cosa alcuna d'ingegno, suol rappresentare le circostanze dei tempi, nè essere occasionata e figlia legittima del tempo? In fatti quale interesse hanno le nostre istorie teatrali, se non forse per le compagnie degl'istrioni?
(Recanati. 29. Dic. 1826.). V. p.4294.
Differenza tra le antiche e le più recenti, le prime e le ultime, mitologie. Gl'inventori delle prime mitologie (individui o popoli) non cercavano l'oscuro per [4239]tutto, eziandio nel chiaro; anzi cercavano il chiaro nell'oscuro; volevano spiegare e non mistificare e scoprire; tendevano a dichiarar colle cose sensibili quelle che non cadono sotto i sensi, a render ragione a lor modo e meglio che potevano, di quelle cose che l'uomo non può comprendere, o che essi non comprendevano ancora.
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