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      Benchè questa istorietta sia riferita seriamente e con belle riflessioni filosofiche dal Raynal (Leçons de littérature et de morale, cioè Antologia francese, par MM. Noël et Delaplace, 4me édit. Paris 1810. tome 1. p.16-18.) Ma essa, mutatis mutandis, è la stessissima che quella (ben più antichetta) dello schiavo fuggitivo per nome Androdo, alimentato in Numidia, e poi salvato da morte in Roma, da un leone, da lui beneficato. (Gell. N. Att. l.5. c.14. Aelian. hist. animal. l.7. c.48.) Nè ardisco già dire che questa sia stata il primo e original tipo di questa favola. (Anzi ella mi ha sembianza di esser d'origine greca. Vedi altre simili storielle, appunto greche, in Plinio, l.8. c.16. che sono come primi abbozzi di questa.) Dico poi favola, sì per il sospetto, troppo fondato, d'imitazione; e sì perchè si sa molto bene che in America non sono e non furono mai leoni: e però, s'io non erro, nè anche leonesse; (Recanati. 29. Marzo. 1827.) dico di quelle nate quivi da se, e viventi nelle foreste e nelle caverne, come era quella; non trasportate d'altronde, e mantenute in gabbie e in serragli.
     
      Noi italiani siamo derisi per le nostre cerimonie e i nostri titoli (che noi abbiamo avuti dagli spagnuoli) specialmente dai francesi, che hanno fama d'essere in ciò i più disinvolti. Frattanto noi non abbiamo il costume che hanno i francesi, che il Monsieur sia, per così dire, inseparabile da tutti i nomi di persone; che gli autori lo aggiungano al lor nome proprio nei frontespizi delle loro opere; che esso vi si conservi perpetuamente, o vi sia posto, anche quando gli autori son morti; e simili.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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