). Berni, Orl. inn. c.35. st.3.
Oramai si può dire con verità, massime in Italia, che sono più di numero gli scrittori che i lettori (giacchè gran parte degli scrittori non legge, o legge men che non iscrive). Quindi ancora si vegga che gloria si possa oggi sperare in letteratura. In Italia si può dir che chi legge, non legge che per iscrivere; quindi non pensa che a se, ec.
(Pisa. 5. Feb. 1828.)
[4302]Uno de' maggiori frutti che io mi propongo e spero da' miei versi, è che essi riscaldino la mia vecchiezza col calore della mia gioventù; è di assaporarli in quella età, e provar qualche reliquia de' miei sentimenti passati, messa quivi entro, per conservarla e darle durata, quasi in deposito; è di commuover me stesso in rileggerli, come spesso mi accade, e meglio che in leggere poesie d'altri: (Pisa. 15. Apr. 1828.) oltre la rimembranza, il riflettere sopra quello ch'io fui, e paragonarmi meco medesimo; e in fine il piacere che si prova in gustare e apprezzare i propri lavori, e contemplare da se compiacendosene, le bellezze e i pregi di un figliuolo proprio, non con altra soddisfazione, che di aver fatta una cosa bella al mondo; sia essa o non sia conosciuta per tale da altrui.
(Pisa. 15. Feb. ult. Venerdì di Carnevale. 1828.)
Pelo matto, pasta matta ec. -??(?????(?????.
Ciascuna stella negli occhi mi piove Della sua luce e della sua vertute. Dante Rime, lib.2. Ballata 3. Io mi son pargoletta bella e nova.
(Pisa. 19. Marzo Festa di S. Giuseppe. 1828.)
?????(? - bombire. A. di Costanzo, Stor. del R. di Napoli, lib.
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