Lo stesso amor proprio, esagerazione, noncuranza del vero ec. E in verità quella lettera (v. anche quella di Cic. a Lucceio) ci mostra quanto dobbiamo fidarci di storie, anche contemporanee. Ma che differenza tra gli antichi e i moderni ancor qui! Questi raccomandano 1. delle operucce, 2. a un giornalista, 3. per un articolo; quelli 1. de' fatti militari o civili, 2. a uomini famosi, 3. per una storia ec. ec. La lett. di Vero è senza niuna diversità nell'ediz. milanese e meriterebbe di esser citata tradotta.
(Firenze. 21. Giugno, anniversario del mio primo arrivo a Firenze. 1828.)
[4309]Tanto è vero che tra gli antichi la prima lode era quella della felicità, che noi vediamo nelle Orazioni funebri, e in simili casi, gli Oratori dovendo lodare, p.e. de' soldati morti per la patria, cominciar dal mostrare che essi non sono stati infelici, che la loro morte non è stata una sventura. Oggi al contrario: si cercherebbe d'intenerir gli uditori sopra il loro caso: il muover la compassione in tali circostanze era cosa al tutto ignota, era un vero controsenso presso gli antichi. Le loro Oraz. fun. sono tutte consolatorie.
Dionigi D'Alic. nei giudizi sopra gli scrittori antichi biasima Tucidide per aver preso un argomento di storia che conteneva le sventure della sua patria (Atene), e loda al paragone Erodoto per aver preso a tema le vittorie de' greci sui barbari. Anche nelle storie questi rispetti, e a' tempi di Dionigi.
(Firenze 29. Giugno, dì di S. Pietro, e mio natalizio. 1828.)
Solone appo Erodoto 1. c.32. parlando a Creso della costui prosperità chiama la divinità invidiosa ?????(????(??((? (cioè (????????(?).
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