G. C. (p. LXX.); da queste osservazioni, dico, si raccoglie la vera causa del fenomeno, in apparenza singolare, che presso tutte le nazioni, nel loro primo ingresso alla civiltā, la letteratura poetica ha preceduto la prosaica: fenomeno osservato da moltissimi, da nessuno, nč prima nč dopo Wolf, bene spiegato, e tuttavia naturalissimo, ovvio e semplicissimo. Chi potea mai pensare a comporre in prosa prima dell'uso (facile, comune, in carta o simili materie portabili, non in bronzo o marmo o legno) della scrittura? come conservare tali composizioni? Parlare in prosa, anche a lungo, si poteva, e parlavasi, raccontavasi in [4344]prosa, arringavasi, e simili, ancora in pubblico; ma nč i parlatori nč gli altri pensavano a desiderare non che a proccurar durazione a tali prose, stantechč nessuno neppur sospettava la possibilitā che tali prose si conservassero, perchč la memoria non le potea ritenere. Da altra parte, gli uomini inclinati naturalmente alla poesia ed al canto, come apparisce dal vedere che quasi tutte le nazioni selvagge hanno delle poesie, poetavano e componevano in versi: da prima senza speranza nč disegno che questi si conservassero, non pių che i discorsi in prosa; poi, visto che la memoria potea ritenerli, si pensō, si provvide alla loro conservazione: quando il conservarli e l'impararli fu divenuto cosa comune, quando vi furono degli uomini che ne fecero un mestiere (i rapsodi appo i greci), allora naturalmente anche la composizione de' versi divenne una specie d'arte; fu pių accurata, pių colta; infine v'ebbe una letteratura poetica; e ciō senza scrittura, e mentre che la prosa, non ancora coltivata in niun modo perchč non conservabile, era affatto lontana dal poter far parte di letteratura.
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Wolf
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