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      ) V. p.4367. Nè solo la prosa, e le scritture dottrinali, ma la poesia, che da prima, come si è veduto, ebbe per suoi propri uditori il popolo; che costituì tutta la letteratura quando la letteratura fu popolare; che anche oggi si grida, e per tutti i secoli antichi e moderni, si è gridato, dover esser popolare, esserlo già essa di sua natura; la poesia ancora è stata perduta dal popolo per colpa della scrittura; anzi esso è il genere più lontano dal popolare, e il più difficile ad esser tornato tale; anzi impossibile, se non quando la poesia di qualunque nazione e letteratura moderna, non si riformi, ma si sbandisca affatto, e se ne crei una in tutto e per tutto nuova. V. p.4352.
      Componendo senza scrivere, non fidando i propri componimenti che alla memoria (ex eo Musarum, memorum dearum, diligens et in Iliade enixe repetita invocatio: Wolf. §.20. p. LXXXIX.), Omero e i poeti di que' tempi erano ben lungi dall' aspirare all'immortalità. Quid? quod ne nominis quidem immortalitas tum quenquam impellere potuit ut ei duraturis monumentis prospiceret; idque de Hom. credere, optare est, non fidem [4348]facere. Nam ubi is tali studio se teneri significat? ubi professionem eiusmodi, ceteris poëtis tam frequentem, edit, aut callide dissimulat? (§.22. p. XCIV.) Non si era ancora concepita l'idea dell'immortalità, molto meno il desiderio. Ben desideravasi la gloria, cioè l'onore e la lode de' contemporanei, cioè de' conoscenti e de' cittadini o compatrioti, in vita e ne' primi dì dopo la morte: stimolo ben sufficiente alle più grandi azioni.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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