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      Omnino autem satis habuit illa aetas, quasi sub nutrice ludendo et divini ingenii impetum sequendo, res pulcherrimas experiri et ad aliorum oblectationem prodere: mercedem si quam petiit, plausus fuit et laus aequalium auditorum, dice il Wolf (§.22. p. XCIV-V. e cita Oraz. Ep. II. I. 93.). E quel ch'ei dice de' poeti di que' tempi dee dirsi parimente de' guerrieri, magistrati, uomini forti, giusti, virtuosi. V. p.4352. Altro vantaggio anche questo de' tempi Omerici, ignorare l'immortalitą del nome: 1° non erano tormentati da un desiderio sģ difficile ad adempire, 2o molto pił filosoficamente e ragionevolmente di noi (come sono sempre pił filosofi di noi i primitivi) limitavano i lor desiderii a quel che č sensibile, e naturale a desiderarsi, la lode dei presenti; non estendevano le loro viste al di lą di quel che č concesso all'individuo, al di lą dello spazio assegnatogli dalla natura, cioč della vita; in fine non si curavano di quello che nulla ci puņ veramente nč giovare nč nuocere, nč piacere, nč dispiacere, di quel che si penserą di noi dopo la nostra morte.
      E qui č curioso e filosofico, egualmente che tristo, il riflettere che Omero senza desiderare nč aspirare all'immortalitą, l'ha ottenuta; e noi che la desideriamo, noi per effetto appunto della scrittura che ci ha ispirato tal desiderio, [4349]non l'otterremo. I versi e gli eroi di Omero, fidati alla sola memoria, han varcati quasi 30 secoli, e dureranno quanto, per dir cosģ, la presente stirpe umana, quanto la presente cronologia; i nostri componimenti ed i nostri eroi, fidati alla scrittura, che avrebbe oramai de' milioni di componimenti e di eroi da conservare, non giungeranno appena alla generazione futura.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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