Il che non è vero parlando in universale, perchè molti altri popoli ebbero o hanno letterature autoctone, e queste appunto, come la primitiva greca, consistenti in sole poesie, e poesie non mai scritte, o scritte più secoli dopo composte [4352](v. la p.4319 e le ivi richiamate.). È vero però il detto del Courier rispetto alle letterature a noi più note, cioè la latina e le più colte delle moderne.
Alla p.4350. fin. Vedi la p.4326, capoverso 2. - Quanto ad altre nazioni, come quelle accennate nella fine della p. qui dietro, di esse non è esatto il dire che la poesia ha preceduto la prosa, ma che non hanno altra letteratura che poetica.
(22. Agos. 1828.)
Alla medesima margine. Primam aetatem (Carminum Homeric.) ponimus ab origine ipsorum, h.e. tempore cultioris poësis Ionum, (circiter ante Chr. 950.) ad Pisistratum, etc. Wolf. §.7. p. XXII.
(22. Agos. 1828.)
Alla p.4348. Nè credo io ancora che Milziade a Maratona, nè che i 300 alle Termopoli, aspirassero alla immortalità del nome, come poi, divulgato l'uso delle storie e de' libri, vi aspirarono Filippo ed Alessandro.
Alla p.4347. Quegli antichi potrebbero dire con gran ragione, che i loro versi, semplicemente cantati, erano pubblicati, e che i nostri libri, stampati, sono sempre inediti. V. la p.4317, e la p.4388. capoverso ultimo.
Alla p.4340. Atqui tales fere ordines hominum (per totam vitam huic uni arti vacantium, ut vel pangerent Carmina, quae mox canendo divulgarent, vel divulgata ab aliis discerent) in aliis quoque populis reperimus (oltre i greci), apud Hebraeos scholas, quas dicunt, Prophetarum, tum cognatiores nobis Bardos, Scaldros (sic), Druidas.
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