Il poeta è spinto a poetare dall'intimo sentimento suo proprio, non dagli altrui. Il fingere di avere una passione, un carattere ch'ei non ha (cosa necessaria al drammatico) è cosa alienissima dal poeta; non meno che l'osservazione esatta e paziente de' caratteri e passioni altrui. Il sentimento che l'anima al presente, ecco la sola musa ispiratrice del vero poeta, il solo che egli provi inclinazione ad esprimere. Quanto più un uomo è di genio, quanto più è poeta, tanto più avrà de' sentimenti suoi propri da esporre, tanto più sdegnerà di vestire un altro personaggio, di parlare in persona altrui, d'imitare, tanto più dipingerà se stesso e ne avrà il bisogno, tanto più sarà lirico, tanto meno drammatico. In fatti i maggiori geni e poeti che hanno coltivata la drammatica, (coltivata perchè l'hanno creduta poesia, ingannati dal verso, come Virgilio fece un poema epico perchè credè che Omero ne avesse fatto), peccano sempre in questo, di dar se stessi più che altrui. V. p.4367. L'estro del drammatico è finto, perch'ei dee fingere: un che si sente mosso a poetare, non si sente mosso che dal bisogno d'esprimere de' sentimenti ch'egli prova veramente V. p.4398. Noi ridiamo delle Esercitazioni de' sofisti: che avrà detto Medea ec. che direbbe uno il quale ec. Così delle Orazioni di finta occasione, come tante nostre del 500, cominciando dal Casa. Or che altro è la drammatica? meno ridicola perchè in versi? Anzi l'imitazione è cosa prosaica: in prosa, come ne' romanzi, è più ragionevole: così nella nostra commedia, dramma in prosa, ec.
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