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      - Discorso, §.15. Un verso del libro sesto dell'Iliade basta a Wolfio, non solo a dare corpo, forza ed armi alla ipotesi del Vico, che Omero non abbia scritto poemi, ma inoltre a desumere in che epoca della civiltą del genere umano fosse incominciata la Iliade, e in quanti secoli, e per quali accidenti fosse continuata e finita, forse per confederazione del caso e degli atomi d'Epicuro. (apparentemente Foscolo non avea letto Wolfio). Heyne disponendo fatti, tempi e argomenti a cozzar fra di loro, forse per investire la filologia del diritto di asserire e negare ogni cosa, indusse il pirronismo nell'arte critica; e chi lo consulta,
     
      mussat rex ipse Latinus
      Quos generos vocet aut quae sese ad foedera flectat.
     
      (Vuol dir che Heyne intorno alle questioni sopra Omero, non si decide, e tiene il metodo dell'Accademia, in utramque partem disputandi.) Al caso e agli atomi di Wolfio e al pirronismo di Heyne si aggiunse con alleanza stranissima lo stoicismo affermativo di Payne Knight illustratore recente di Omero; e incomincia: Octogesimo post Trojam captam anno, Mycenarum regnum tenente Tisameno Orestis filio jam sene, magna et infausta mutatio rerum toti Graeciae oborta est ex irruptione Dorum (Carmina Homerica a Rhapsodorum interpolationibus [4380]repurgata et in pristinam formam, quatenus recuperanda esset, tam e veterum monumentorum fide et auctoritate, quam ex antiqui sermonis indole ac ratione, redacta. Nota. Č il titolo dell'Om. di Knight col digamma, Lond. 1820.) - e dalla irruzione de' Doriesi, i quali costrinsero molto popolo Greco a rifuggirsi nell'Asia minore, la storia critica della lingua e della poesia omerica, e l'epoca e l'indole e la fortuna finor ignotissime del poeta, sono dedotte con arte e dottrina e perseveranza, e affermate con la dignitą d'uomo che sente di avere trovato il vero.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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