?(?(?? si cantassero sulla lira. ec.
(23. Sett. 1828.)
Ridete franco e forte, sopra qualunque cosa, anche innocentissima, con una o due persone, in un caffè, in una conversazione, in via: tutti quelli che vi sentiranno o vedranno rider così, vi rivolgeranno gli occhi, vi guarderanno con rispetto, se parlavano, taceranno, resteranno come mortificati, non ardiranno mai rider di voi, se prima vi guardavano baldanzosi o superbi, perderanno tutta la loro baldanza e superbia verso di voi. In fine il semplice rider alto vi dà una decisa superiorità sopra tutti gli astanti o circostanti, senza eccezione. Terribile ed awful è la potenza del riso: chi ha il coraggio di ridere, è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire.
(23. Sett. 1828.)
Alla p. qui dietro. Tutto ciò in quanto a possibilità o verisimiglianza. Ma in quanto a tradizione, par ch'ella provi che i libri in prosa o non precedettero, o solo di poco tempo, quegli in versi; poichè essa tradizione mette le prime prose greche nel principio del [4392]sec. 6. av. G. C., tempo di Pisistrato che raccolse i versi Omerici, e tempo abbondante di altri poeti, i quali non pare al Wolf che potessero mancar di scrittura. Certo che di essi la tradizione non porta, come di Omero, che i loro versi fossero raccolti e scritti posteriormente. Nondimeno, benchè la tradizione non porti ciò neppur di Esiodo (V. p.4397) (onde il Vico, lib.3. p.400. Talchè Esiodo, che lasciò opere di sè scritte, poichè non abbiamo autorità che da' Rapsodi fusse stato, com'Omero, conservato a memoria, si dee porre dopo de' Pisistratidi), pure il Wolf pone anche Esiodo fra que' poeti che non iscrissero, e le poesie esiodee (che egli reputa di vari autori) fra quelle che furono conservate lungamente per sola memoria.
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