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      hauriri possunt, dicta sunt omnia. etc. Wolf. §.17. p. LXIX-LXXI. - De cultura prosae, cioè della prosa colta in qualche modo e letteraria. Ma di una prosa rozza e mal culta, e simile a quella de' nostri ducentisti, niente impedisce di credere ch'ella fosse scritta in libri e privatamente (poichè in monumenti pubblici non è dubbio) innanzi che si scrivessero versi: anzi la verisimiglianza mi pare che vi conduca, ed io sono di questa opinione, a differenza di ciò che sembra credere il Wolf. Però se per letteratura s'intendano libri scritti, io stimo, contro quello che si crede generalmente, che la letteratura prosaica precedesse in Grecia la poetica, cioè la scrittura della poesia.
      (25. Sett. 1828.)
     
      Il Wolf conosce e cita per averlo preceduto nell'opinione che le poesie omeriche non fossero scritte, se non dopo, oltre Giuseppe ebreo, il Wood (inglese), il Rousseau e il Mairan; per l'opinione [4395]che esse da principio non costituissero poemi epici, ma non fossero che canti separati, raccolti poi da altri e ridotti nella presente forma, conosce e cita il Casaubono, il Bentley e l'abate Hedelin d'Aubignac, il cui libro, Conjectures académiques ou Dissertation sur l'Iliade, Paris 1715. 8°. egli disprezza altamente. Ma non nomina punto mai il nostro Vico, il quale de' cinque libri de' suoi Principj di Scienza nuova, 3a ediz. Napoli 1744. ne ha uno, cioè il 3° intitolato Della discoverta del vero Omero, tutto dedicato alle quistioni Wolfiane. Nel qual libro, con minore abbondanza e sviluppamento di prove che il Wolf, ma pure con buone e forti ragioni, alcune delle quali non toccate da esso Wolf, asserisce e dimostra che Omero non lasciò scritto niuno de' suoi poemi (p.399.), poichè infin'a' tempi di esso Omero, ed alquanto dopo di lui non si era ritrovata ancora la Scrittura Volgare (p.394.); "che perciò i popoli greci cotanto contesero della di lui patria, e 'l vollero quasi tutti lor cittadino, perchè essi popoli greci furono quest'Omero (p.404.);" "che perciò varjno cotanto l'oppenioni d'intorno alla di lui età, perchè un tal'Omero veramente egli visse per le bocche e nella memoria di essi popoli greci dalla Guerra Trojana fin'a' tempi di Numa, che fanno lo spazio di quattrocentosessant'anni (p.404.)" (cioè che gli autori de' versi omerici vivessero e componessero successivamente dalla guerra troiana fino a Numa) che "la cecità, e la povertà d'Omero furono de' Rapsodi; i quali essendo ciechi, onde ogniun di loro si disse Omero ((????? in lingua [4396]ionica), prevalevano nella memoria; ed essendo poveri, ne sostentavano la vita con andar cantando i poemi d'Omero per le città della Grecia; de' quali essi eran'Autori; perch'erano parte di que' popoli, che vi avevano composte le loro Istorie;" (p.404.) "che quest'Omero sia egli stato un'Idea, ovvero un Carattere Eroico d'uomini greci, in quanto essi narravano cantando le loro storie;" (p.403.) "l'Omero Autor dell'Iliade avere di molt'età preceduto l'Omero Autore dell'Odissea;" (p.405.) "che quello fu dell'Oriente di Grecia verso Settentrione, che cantò la Guerra Trojana fatta nel suo paese: e che questo fu dell'Occidente di Grecia verso mezzodì, che canta Ulisse, ch'aveva in quella parte il suo Regno;" (p.405.) e, dicendo l'autor?


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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