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      In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita (ed č pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione.
      (30. Nov. I.a Domenica dell'Avvento.). V. p.4502.
     
      Č cosa notata che il gran dolore (come ogni grande passione) non ha linguaggio esterno. Io aggiungo che non ne ha neppure interno. Vale a dire che l'uomo nel grande dolore non č capace di circoscrivere, di determinare a se stesso nessuna idea, nessun sentimento relativo al suggetto della sua passione, la quale idea o sentimento egli possa esprimere a se medesimo, e intorno ad essa volgere ed esercitare, per dir cosė, il pensiero nč dolor suo. Egli sente mille sentimenti, vede [4419]mille idee confuse insieme, o piuttosto non sente, non vede, che un sentimento, un'idea vastissima, dove la sua facoltā di sentire e di pensare resta assorta, senza potere, nč abbracciarla tutta, nč dividerla in parti, e determinar qualcuna di queste. Quindi egli allora non ha propriamente pensieri, non sa neppur bene la causa del suo dolore; egli č in una specie di letargo; se piange (e l'ho osservato in me stesso), piange come a caso, e in genere, e senza saper dire a se stesso di che. Quei drammatici, e simili, che in circostanze di grandi passioni introducono de' soliloqui, fondandosi sulla convenzione che permette a' suoi personaggi di dire alto quello che essi direbbero tra se medesimi se fossero reali, sappiano che in tali circostanze l'uomo tra se non dice nulla, non parla punto neppur seco stesso.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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