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      La qual rimembranza è, fra tutte, la più grata e la più poetica; e ciò, principalmente forse, perchè essa è più rimembranza che le altre, cioè a dire, perchè è la più lontana e più vaga.
      (1. del 1829.)
     
      L'uso, comune a tante antiche (e moderne) nazioni e religioni, di conservare con grandissima gelosia il fuoco ne' templi, e con tanta cura che non si spegnesse mai; non avrebb'egli per sua origine (come tante altre pratiche religiose dell'antichità, derivate, quali evidentemente, e quali in modo che oggi la loro origine appena si può indovinare, da bisogni o utilità sociali, da tradizioni scientifiche ec.) la rimembranza e la tradizione della difficoltà provata primitivamente per accender fuoco al bisogno, per conservarlo o rinnovarlo a piacere; e la tema di non perdere il fuoco affatto, cioè non poterlo riavere, se si fosse lasciato spegnere?
      (1. del 1829.)
     
      Usarono gli antichi latini di aggiungere un d alla fine delle voci per evitare l'iato, o ne' versi l'elisione ec. Anche nel mezzo delle voci composte; come in prosum: pro-d-es, pro-d-esse ec. - prodire, prodigere, redire, redigere ec. ec. (V. Forcell. in D littera). Così i nostri, specialmente antichi, od, ned, ad, sed, ched ec., uso certamente non derivato da' libri di quegli antichi latini. Segno che quest'uso conservossi per via del latino volgare ec.
      (1. del 1829.)
     
      [4428]La mia filosofia, non solo non è conducente alla misantropia, come può parere a chi la guarda superficialmente, e come molti l'accusano; ma di sua natura esclude la misantropia, di sua natura tende a sanare, a spegnere quel mal umore, quell'odio, non sistematico, ma pur vero odio, che tanti e tanti, i quali non sono filosofi, e non vorrebbono esser chiamati nè creduti misantropi, portano però cordialmente a' loro simili, sia abitualmente, sia in occasioni particolari, a causa del male che, giustamente o ingiustamente, essi, come tutti gli altri, ricevono dagli altri uomini.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555