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      Certamente, da nessuno sentivano essi dire io teno ec.; non dicevano dunque così per imitazione, ma per riflessione, per ragionamento; concludevano essi che se da sentire p.e. si fa io sento, da vedere, io vedo, la prima persona di tenere, potere, doveva essere io teno, io poto; di venire, io veno. E sbagliavano per esattezza di raziocinio e di generalizzazione. Avevano dunque già trovate da se le regole generali delle inflessioni de' verbi, e formatosi già in mente il tipo, il paradigma, delle loro diverse coniugazioni: ritrovamento che esige tanta infinità di confronti, tanto acume di mente, e che pare uno sforzo dello spirito metafisico de' primi grammatici: ai quali non è punto inferiore un tal bambino. ec. ec. Quest'osservazione merita grand'attenzione dagli psicologi e ideologi. V. p.4519.
      (4. del 1829.)
     
      Alla p.4369. Socrate ancora appartiene a questo discorso. Dico ciò, avendo riguardo, non tanto ai Dialoghi di Platone, o platonici, ed ai Memorabili di Senofonte, quanto alla gran moltitudine di sentenze, similitudini o comparazioni, apoftegmi e detti morali, che sotto nome di Socrate, tratti da diversi autori e compilatori che li riferivano, si leggono nelle collezioni o florilegii di Stobeo, d'Antonio, di Massimo.
      (4. del 1829.). V. p.4469. fin.
     
      Al nostro da capo è anche analogo il greco (????? per di nuovo, (quasi da cima, che noi diremmo anche appunto da capo). Socrate, ap. Stobeo, cap.123. ?????????(: ed. Gesner., Tigur. 1559. ?????(???????( (??????(??(???????????(???? ?(?(????????(????????(??????(?????(??(? (????(??????????(? ?(?( (???(???? ?(???(???. Aleae ludo similis est vita: et quicquid evenit, veluti quandam tesseram disponere oportet.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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