Niebuhr Stor. roman. ec.), la quale il Rudolph si sforza di sostenere contro il Meiners (che la combatte in Geschichte der Wissenschaften in Griechenland und Rom), certo è che, mentre il libro si legge ora in lingua comune, se ne trovano ap. Stob. (colla citazione del titolo di esso libro) alcuni passi in dialetto dorico. (Libellus ???(??(????(?????(???(???? etiamnum exstat integer: quanquam non Dorica dialecto qualis primum scriptus ab Ocello fuerat, ut ex fragmentis a Stob. servatis perspicue apparet: sed a Grammatico aliquo ut facilius a lectoribus intelligeretur, in ????(? dialectum transfusus... Loca ex hoc Ocelli libro ap. Stob. Eclog. phys. p.44.45. (lib. I c. 24., ed. Canter.). Vide et p.59. - Fabric. B. G. t.1. p.510. seq.) (2. Aprile. 1829.). Così nei florilegi di Stobeo, d'Antonio e di Massimo, e in questi ultimi due specialmente, molti frammenti di diversi autori, sono mutati dall'ionico, o da altro de' dialetti greci, nel dir comune. (Orell. ib. p.729. [4481]num.6., e t.1. p.114. lin.26., p.515. lin.14-16., ec.) (2. Aprile. 1829. Recanati.)
Odio verso i nostri simili. Galateo morale. Umanità degli antichi. - Da che viene quel fenomeno sì incontrastabile, sì universale senza eccezione; che è impossibile essere spettatori di un piacer vivo, provato da altri (non solo uomini, anche animali), massime non partecipandone, senza sperimentare un irresistibile senso di pena, di rabbia, di disgusto, di stomaco? - piaceri sì morali, sì fisici. - piaceri venerei, insoffribili a vedere in altri, sì uomini, sì anche animali: insoffribili anche agli animali, sì in quei della propria specie, sì in altri.
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