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      ) (Rosini).
      (26. Aprile.)
     
      Coraggio propriamente detto non si dà in natura, è una qualità immaginaria e di speculazione. Chi nel pericolo non teme, non pensa al pericolo, o abituato a non riflettere, o avvezzo a quei tali casi, o distratto da faccende o da altri pensieri in quel punto. Chi pensa al pericolo, teme; eccetto se la morte, o quel qualunque danno imminente, nell'opinion sua non è male. In tal caso, quel pericolo non è pericolo a' suoi occhi. Ma creder male una cosa, conoscersi in pericolo d'incorrervi, aver presente al pensiero il pericolo, e non temere; questo è il vero coraggio; e questo è impossibile alla natura. I così detti coraggiosi, rimangono maravigliati quando ne' pericoli veggono altri che temono; e dimandano perchè. Essi non si erano accorti del rischio, o vi avevano fatto piccolissima attenzione. V. un tratto di Carlo 12 re di Svezia, assediato in Stralsund, ap. Voltaire, liv.8. ed. Londr. 1735. t.2. p.160-1.
      (26. Aprile. 1829.)
     
      [4495]?????(?????(?????(????????????(?? ec. Noi non abbiamo che invidiare invidiabile ec. (e così i francesi porter envie, digne d'envie, ec.), voci assai dure e incivili. Più umana, o per dir meglio, più civile in ciò, come in tante altre cose, anche la lingua dei Greci. (26. Apr.). Féliciter franc. si accosta talvolta a ?????(????, per metafora, specialmente nel senso reciproco.
     
      Ventare, sventare - ventolare, sventolare, ventilare (lat. ventilo), venteggiare.
     
      Pargoleggiare ec. Vanare - vaneggiare. Per esser vano v. vaneggiare anche nel Petr.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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