.. cul... ul... or con forza diminutiva frequentativa ec., or positivata, or come semplice desinenza. (25. Mag.). V. qui al fine della p. uso manifesto per le quasi infinite forme che ne derivarono nei nostri volgari. Dal che si vede che l'uso antichissimo di quella forma, non cessò mai, nè fu men frequente negli ultimi tempi del latino che nei primitivi.
Il detto altrove dell'incontrastabilmente maggior numero di suoni nelle lingue settentrionali che nelle nostre, causa, in parte della lor mala ortografia, per la scarsezza dell'alfabeto latino da loro adottato; è applicabile ai dialetti dell'Italia superiore, perciò difficilissimo ancora a bene scriversi. Mezzofanti diceva che al bolognese bisognerebbe un alfabeto di 40 o 50 o più segni. Non è questa la sola conformità che hanno que' dialetti colle lingue settentrionali. Del resto, i dialetti generalmente sono più ricchi che l'alfabeto comune. Il toscano parlato ha anch'esso un po' più suoni che le lettere, ma pochi più. Il marchigiano e il romano quasi nessuno: esse sono veramente (in ciò come in mille altre cose) l'italiano comune e scritto, o il volgare più simile a questo, che sia possibile.
(25. Mag.)
Gracchiare (da gra gra: v. Forc. in graculus), scorbacchiare, scornacchiare, spennacchiare. Gorgheggiare.
Al capoverso 1. Anche qui i toscani abbondano più che gli altri, e spesso dove questi usano il positivo (nome o verbo), essi il diminutivo [4517]o frequentativo ec., benchè senza differenza di senso. Noi amiamo p.e. spennare, i toscani spennacchiare ec. ec.
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