(26. Mag.)
La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Perchè chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. Gli animali non han più di noi, se non il patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.
(27. Mag.)
Bollito per bollente. Patito. Indigesto per non digeribile, e per che non ha digerito.
Umanità degli antichi ec. Vecchi. Cosa lacrimevole, infame, pur naturalissimo, il disprezzo de' vecchi, anche nella società più polita. Un vecchio (oggi, in Italia, almeno) in una compagnia, è lo spasso, il soggetto de' motteggi di tutta la brigata. Nè solo disprezzo: trascuranza, non assisterli, non prestar loro quegli uffizi, quegli aiuti, il cui commercio è il fine e la causa della società umana, de' quali i vecchi hanno tanto più necessità che gli altri. I giovani sono serviti, i vecchi conviene che si servan da se. In una medesima stanza, se ad una giovane cadrà di mano il fuso, il ventaglio, sarà pronto chi lo raccolga per lei; se ad una vecchia, a cui il levarsi in piedi, l'incurvarsi, sarà penoso veramente, la vecchia dovrà raccorselo essa. E così ancora in casi di malattie ec. ec. Spesso i vecchi, anco in uguaglianza di condizione, hanno ad [4518]aiutare e servire i giovani. E parlo d'aiuti e di servigi corporali. Ci scandalizziamo di quei Barbari che si fanno servir dalle donne: ma il fatto nostro è lo stesso, se non peggiore.
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Italia Barbari
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