Prima i lineamenti forti (purché sieno misti col delicato e grazioso e non virili), gli occhi e capelli neri, la vivacità del volto, la persona grande: e però io aveva già prima d’ora ma con molta incertezza osservato che le facce languide e verginali e del tutto delicate, capelli o biondi o chiari, statura bassa, maniere smorte, e così discorrendo, mi faceano molto poca forza, e forse forse qualche volta niuna, quando queste qualità davano in eccesso, e per avventura in altri facevano più gran presa.
Secondo, le maniere graziose e benigne ma niente affettate, e soprattutto nessun torcimento notabile, nessun moto troppo lezioso, nessunissima smorfia, insomma, come di sopra ho detto, le maniere pesaresi, che hanno anche quanto alla grazia e alla vivacità modesta un altro non so che ch’io non posso esprimere; e per questo e per la disinvoltura e la fuga dell’affettazione (almeno in quella di cui scrivo), vantaggiano a cento doppi le marchegiane; le quali ora conosco essere molto più affettate e smorfiose e meno leggiadre.
Per queste due cagioni, il guardare o pensare ad altro aspetto (poiché io non vedo né, posso dire, ho veduto altro che marchegiane) mi par che m’intorbidi e imbruttisca la vaghezza dell’idea che ho in mente, di maniera che lo schivo a tutto potere.
Il Martedì 16 Decembre 1817
Ieri dopo liberatomi dal peso de’ versi, quegli affetti non mi parvero né così deboli né così vicini a lasciarmi come m’erano paruti la mattina, in ispecie quella dolorosa ricordanza spesso accompagnata da quell’incerto scontento e dispiacere o dubbio di non aver forse goduto bastantemente, che fu il primo sintoma della mia malattia, e che ancor dura, e quasi non so vedere come mi possa passare, eccetto che per la natural forza del tempo non è così intenso come da principio, ma né anche così indebolito come si potrebbe credere e come io credeva che sarebbe stato.
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Martedì Decembre
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