Pagina (43/156)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E quando così smorto mi si presenta, per l’essermici io avvezzato, come ho detto, non mi turba più gran cosa: e in oltre anche quando è veramente chiaro e spiccato, m’affanna alquanto meno che ne’ primi giorni, e pare che la mente più tosto che di tenergli dietro, ami di ricoverarsi in qualche altro suo pensiero gradito (per lo più degli studi), tra perché ci s’affatica meno, e perché oramai inclina meglio alla calma che alla tempesta.
      A ogni modo io sento ancora e tutto ieri sentii l’impero di quella dolorosa e scontenta ricordanza ch’è il fondamento e l’anima delle mie malinconie, né par che per ora mi voglia lasciare, contuttoché sia meno amara e meno viva, e mi s’affacci alla mente più di rado, e ci resti meno a lungo. E più debole è quando sorge spontaneamente, imperocché piglia più forza, e mi s’interna maggiormente nell’animo, e arriva anche a turbarmi quando è svegliata da qualche oggetto di fuori, com’è il sentir parlare di quella persona, e il giuocare che mi bisogna far tutte le sere: e in ispecie ieri sera giuocando e ricordandomi bene ch’era l’ottava di quel fatal giorno, presemi gagliardamente quel tristo pensiero, tanto ch’io n’alzai gli occhi verso quella parte dov’era stata la Signora, per guardarla, com’avea fatto in quel turbolento giuocare, quasi ch’ella ancora ci fosse. E durando il cuor mio più sensitivo assai dell’ordinario, e sempre sulle mosse, e voglioso di slanciarsi, non è dubbio che la musica, s’io ne sentissi in questi giorni, mi farebbe dare in ismanie e in furori, e ch’io n’impazzerei dagli affetti; e l’argomento così dal consueto incredibile potere della musica sopra di me, come dalle spinte che mi davano al cuore certi vilissimi canterellacci uditi a caso in questo tempo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156