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      Cane di notte dal casolare, al passar del viandante.
     
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      Era la luna nel cortile, un latoTutto ne illuminava, e discendea
      Sopra il contiguo lato obliquo un raggioNella (dalla) maestra via s’udiva il carro
      Del passegger, che stritolando i sassiMandava un suon, cui precedea da lungi
      Il tintinnìo de’ mobili sonagli.
     
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      Stridore notturno delle banderuole traendo il vento.
     
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      Galline che tornano spontaneamente la sera alla loro stanza al coperto. Passero solitario. Campagna in gran declivio veduta alquanti passi in lontano, e villani che scendendo per essa si perdono tosto di vista, altra immagine dell’infinito.
     
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      Ombra delle tettoie. Pioggia mattutina del disegno di mio padre. Iride alla levata del sole. Luna caduta secondo il mio sogno. Luna che secondo i villani fa nere le carni, onde io sentii una donna che consigliava per riso alla compagna sedente alla luna di porsi le braccia sotto il zendale. Bachi da seta de’ quali due donne discorrevano fra loro e l’una diceva, chi sa quanto ti frutteranno, e l’altra, in tuono flebilissimo oh taci, che ci ho speso tanto, e Dio voglia ec.
     
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      Vedendo meco viaggiar la luna.
     
     
     
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      Dolor mio nel sentir a tarda notte seguente al giorno di qualche festa il canto notturno de’ villani passeggeri. Infinità del passato che mi veniva in mente, ripensando ai Romani così caduti dopo tanto romore e ai tanti avvenimenti ora passati ch’io paragonava dolorosamente con quella profonda quiete e silenzio della notte, a farmi avvedere del quale giovava il risalto di quella voce o canto villanesco.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156

   





Dio Romani