Pagina (77/156)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ahi, mio caro Giordani, che credete voi che io faccia ora? Alzarmi la mattina e tardi, perché ora, cosa diabolica! amo più il dormire che il vegliare. Poi mettermi immediatamente a passeggiare, e passeggiar sempre senza mai aprir bocca né veder libro sino al desinare. Desinato, passeggiar sempre nello stesso modo sino alla cena: se non che fo, e spesso sforzandomi e spesso interrompendomi e talvolta abbandonandola, una lettura di un’ora. Così vivo e son vissuto con pochissimi intervalli per sei mesi. L’altra cosa che mi fa infelice è il pensiero. Io credo che voi sappiate, ma spero che non abbiate provato, in che modo il pensiero possa cruciare e martirizzare una persona che pensi alquanto diversamente dagli altri, quando l’ha in balia, voglio dire quando la persona non ha alcuno svagamento e distrazione, o solamente lo studio, il quale perché fissa la mente e la ritiene immobile, più nuoce di quello che giovi. A me il pensiero ha dato per lunghissimo tempo e dà tali martirii, per questo solo che m’ha avuto sempre e m’ha intieramente in balia (e vi ripeto, senza alcun desiderio) che m’ha pregiudicato evidentemente, e m’ucciderà se io prima non muterò condizione. Abbiate per certissimo che io stando come sto, non mi posso divertire più di quello che fo, che non mi diverto niente. In somma la solitudine non è fatta per quelli che si bruciano e si consumano da loro stessi. In questi giorni passati sono stato molto meglio (di maniera però che chiunque sta bene, cadendo in questo meglio, si terrebbe morto) ma è la solita tregua che dopo una lunga assenza è tornata, e già pare che si licenzi, e così sarà sempre che io durerò in questo stato, e n’ho l’esperienza continuata di sei mesi e interrotta di due anni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156

   





Giordani