Quanto alla necessità d’uscire di qua; con quel medesimo studio che m’ha voluto uccidere, con quello tenermi chiuso a
solo a solo, vedete come sia prudenza, e lasciarmi alla malinconia, e lasciarmi a me stesso che sono il mio spietatissimo carnefice. Ma sopporterò, poiché sono nato per sopportare e sopporterò, poiché ho perduto il vigore particolare del corpo, di perdere anche il comune della gioventù: e mi consolerò con voi e col pensiero d aver trovato un vero amico a questo mondo, cosa che ho prima conseguita che sperata. L’ultima vostra ha in data quello stesso giorno ch’io l’anno addietro vi scrissi la prima mia. È finito dunque un anno della nostra amicizia, che se noi non mutiamo natura affatto, non potrà essere sciolta fuorché da quello che tutto scioglie. Conservatemi la mia consolazione in voi, e pensate che non essendo voi più vostro che mio, non v’è lecito, se m’amate, d’avervi poca cura. Starò aspettando la vostra visita, la quale giacché non può più essere in Maggio, pazienza: ma spero che mi compenserete il ritardo con una maggior durata. E visto che v’avrò, potrò dire che non tutti quei desiderii più focosi ch’io ho sentiti in mia vita, sono stati vani. Addio.
AMICIZIA TRA UN GIOVANEE UN ADULTO
Dopo che l’eroismo è sparito dal mondo, e invece v’è entrato l’universale egoismo, amicizia vera e capace di far sacrificare l’uno amico all’altro, in persone che ancora abbiano interessi e desideri, è ben difficilissima. E perciò quantunque si sia sempre detto che l’uguaglianza è l’una delle più certe fautrici dell’amicizia, io trovo oggidì meno verisimile l’amicizia fra due giovani che fra un giovane, e un uomo di sentimento già disingannato del mondo, e disperato della sua propria felicità. Questo non avendo più desideri forti è capace assai più di un giovane d’unirsi ad uno che ancora ne abbia, e concepire vivo ed efficace interesse per lui, formando così un’amicizia reale e solida quando l’altro abbia anima da corrispondergli.
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