Se anche egli ti esagera la sua calamità, sii certo che nell’intimo del suo cuore fa tutto l’opposto, dico nell’intimo, cioè in un fondo nascosto anche a lui. Tu devi convenire non colle sue parole ma col suo cuore, e come secondando il suo cuore tu darai una certa realtà a quell’ombra d’illusione che gli resta, così nel caso contrario tu gli porterai un colpo estremo e mortale. La solitudine e il deserto l’avrebbero consolato meglio di te, perché avrebbe avuto con se la natura sempre intenta a felicitare o a consolare. Parlo delle calamità gravissime e reali che riducono alla disperazione della vita, e non delle leggere, nelle quali anzi si desidera di esser creduto esagerando, né di quelle provenienti da grandi illusioni e passioni, dove l’uomo forse cerca e vuole la disperazione e fugge il conforto.
ULTIMI AVANZI DELLA FANCIULLEZZA
(a Pietro Giordani)
Recanati 17 Decembre 1819
Credeva che la facoltà di amare come quella di odiare fosse spenta nell’animo mio. Ora mi accorgo per la tua lettera ch’ella ancor vive ed opera. Bisogna pure che il mondo sia qualche cosa, e ch’io non sia del tutto morto, poiché mi sento infervorato d’affetto verso cotesto bel cuore. Dimmi, dove troverò uno che ti somigli? dimmi, dove troverò un altro ch’io possa amare a par di te? O cara anima, o sola infandos miserata labores di questo sventurato, credi forse ch’io sia commosso della pietà che mi dimostri perch’ella è rivolta sopra di me? Or io ne son tocco perché non vedo altra vita che le lagrime e la pietà; e se qualche volta io mi trovo alquanto più confortato, allora ho forza di piangere, e piango perché son più lieto, e piango la miseria degli uomini e la nullità delle cose.
| |
Pietro Giordani Decembre
|