E però io andava cangiando subito libri, senza però niun frutto; finché disperato, lasciava la lettura, con timore che ella mi fosse divenuta insipida e dispiacevole per sempre, e di non aver più a trovarci diletto: il quale mi tornava però subito che io la ripigliava per occupazione, e per modo di studio, e con fin d’imparare qualche cosa, o di avanzarmi generalmente nelle cognizioni senza alcuna mira particolare al diletto. Onde i libri che mi hanno dilettato meno, e che perciò da qualche tempo io non soglio più leggere, sono stati sempre quelli che si chiamano come per proprio nome, dilettevoli e di passatempo.
TENTATIVO DI FUGA
I. A CARLO LEOPARDI
(Recanati: senza data, ma fine di Luglio 1819).
Mio caro. Parto di qua senz’avertene detto niente, prima perché tu non sia responsabile della mia partenza presso veruno; poi perché il consiglio giova all’uomo irresoluto, ma al risoluto non può altro che nuocere: ed io sapeva che tu avresti disapprovata la mia risoluzione, e postomi in nuove angustie col cercare di distormene. Sono stanco della prudenza, che non ci poteva condurre se non a perdere la nostra gioventù, ch’è un bene che più non si racquista. Mi rivolgo all’ardire, e vedrò se da lui potrò cavare maggior vantaggio. Tuttavia questa deliberazione non è repentina; benché fatta nel calore, ho lasciato passare molti giorni per maturarla; e non ho avuto mai motivo di pentirmene. Però la eseguisco. Era troppo evidente che se non volevamo durar sempre in quello stato che abborrivamo, ci conveniva prendere questo partito; e tutto il tempo ch’è scorso non è stato altro che mero indugio.
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Recanati Luglio
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