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      Altro mezzo che questo non c’era: convenia scegliere, e la scelta ben sapete che non poteva esser dubbiosa. Ora che la legge mi fa padrone di me stesso, non ho voluto più differire quello ch’era indispensabile secondo i nostri principii. Due cagioni m’hanno determinato immediatamente, la noia orribile derivata dall’impossibilità della studio, sola occupazione che mi potesse trattenere in questo paese; ed un altro motivo che non voglio esprimere, ma tu potrai facilmente indovinare. E questo secondo, che per le mie qualità sì mentali come fisiche, era capace di condurmi alle ultime disperazioni, e mi facea compiacere sovranamente nell’idea del suicidio, pensa tu se non dovea potermi portare ad abbandonarmi a occhi chiusi nelle mani della fortuna. Sta bene, mio caro, e a riguardo mio sta’ lieto, ch’io fo quello che doveva fare da molto tempo, e che solo mi può condurre ad una vita se non contenta, almeno più riposata. Laonde se m’ami, ti devi rallegrare: e quando io non guadagnassi altro che d’esser pienamente infelice, sarei soddisfatto, perché sai che la mediocrità non è per noi. Porto con me le mie carte, ma potendo avvenire che fossero esaminate, non voglio comprometter me, e molto meno le persone che mi hanno scritto col portarne qualcuna che sia sospetta. Ho separate tutte quelle di questo genere, sì mie, che altrui (cioè lettere scrittemi) e postele tutte insieme sul comò della nostra stanza. Ve ne sono anche di quelle che non ho voluto portare perché non mi servivano. Te le raccomando: abbine cura e difendile: sai che non ho cosa più preziosa che i parti della mia mente e del mio cuore, unico bene che la natura m’abbia concesso.


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Storia di un'anima
Memorie
di Giacomo Leopardi
pagine 156