prima lettura di Omero e primo sonetto,
Amore amore cantato dai fanciulli (leggendo io l’Ariosto) come in Luciano ec., principio del mondo (ch’io avrei voluto porre in musica non potendo la poesia esprimere queste cose ec. ec.) immaginato in udir il canto di quel muratore mentr’io componeva ec. e si può dire di Rea ec. senza indicar l’inno a Nettuno,
Gennaio del 1817 e lettura dell’Alamanni e del Monti nell’aspettazione della morte e nella vista di un bellissimo tempo da primavera passeggiando, nel finire di un di quei passeggi grida delle figlie del cocchiere per la madre sul mettermi a tavola, composizione notturna fra il dolore ec. della Cantica,
lettura notturna di Cicerone e voglia di slanciarmi quindi preso Orazio, descrizione della veduta che si vede dalla mia casa le montagne la marina di S. Stefano e gli alberi da quella parte con quegli stradelli ec., mie meditazioni dolorose nell’orto o giardino al lume della luna in vista del monistero deserto della caduta di Napoleone sopra un mucchio di sassi per gli operai che ec. aspettando la morte, desiderio d’uccidere il tirannofanciulli nella domenica delle palme e falsa amicizia dell’uno più grandicello, Educande mia cugina ed orazione mia a loro (Signorine mie) consolatoria (ma fate piangere anche me) con buon esito di un sorriso come il sole tra una pioggetta perciò scritta da me allora che me ne tenni eloquente. testa battuta nel muro all’Assunta, faccia dignitosa ma serena e di un ideale simile a quel cammeo di Giove Egioco avute le debite proporzioni ec.
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