), a Giordani nell’apostrofe (se queste mie carte morendo io come spero prima di te, ti verranno sott’occhio ec. ec.), timore di un accidente e mia indifferenza allora, i veri infortuni sono nemici della compassione della malinconia che ce ne finge dei falsi e di quelle dolcezze che si provano dallo stesso fabbricarsi una sventura ec. cacciano le sventure fatteci dalla nostra fantasia fervore ec. ci disseccano ec. eccetto in qualche parte di sensibilità ec., si può portare il mio primo sonetto,
S. Agostino (cioè benedizione in quel giorno di primavera nel cortile solitario per la soppressione cantando gli uccelli allora tornati ai nidi sotto quei tetti, del giorno, sereno, sole, suono delle campane vicine quivi. e al primo tocco mia commozione verso il Creatore), l’istesso giorno passeggiando campana a morto e poi entrando in città Dati accompagnato da’ seminaristi, buoi del sole quanto ben fanciullesco nel princip. dell’Odissea come anche tutto il poema in modo speciale, che gli antichi continuassero veramente mercè la loro ignoranza a provare quei diletti che noi proviamo solo fanciulli? oh sarebbero pur da invidiare, e si vedrebbe bene che quello è lo stato naturale ec.,
mio rammarico in udire raccontare i gridi del popolo contro mio padre per l’affare del papa (che si racconti con riflessioni sopra l’aura popolare essendo stato sempre mio padre così papalino) comparata al presente disprezzo forse nato in parte allora,
odi anacreontiche composte da me alla ringhiera sentendo i carri andanti al magazzino e cenare allegramente dal cocchiere intanto che la figlia stava male, storia di Teresa da me poco conosciuta e interesse ch’io ne prendeva come di tutti i morti giovani in quello aspettar la morte per me,
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