Riveduta la Brini senza sapere ed avendomi anche salutato dolcemente (o ch’io me lo figurai) ben mi parve un bel viso e perciò come soglio domandai chi era (che m’era passata alquanto lontano) e saputolo pensa com’io restassi e più nel rivederla poco dopo a caso nello stesso passeggio: dico a caso perché io stava sulle spine per lasciare quella compagnia e Zio Ettore che poi mi trattenne affine di andare in luogo dove potessi rincontrarla ma invano finchè tornandomi lasciata troppo tardi la compagnia e senza speranza la rividi pure all’improvviso, sogno di quella notte e mio vero paradiso in parlar con lei ed esserne interrogato e ascoltato con viso ridente e poi domandarle la mano a baciare ed ella torcendo non so di che filo porgermela guardandomi con aria semplicissima e candidissima e io baciarla senza ardire di toccarla con tale diletto ch’io allora solo in sogno per la primissima volta provai che cosa sia questa sorta di consolazioni con tal verità che svegliatomi subito e riscosso pienamente vidi che il piacere era stato appunto qual sarebbe reale e vivo e restai attonito e conobbi come sia vero che tutta l’anima si possa trasfondere in un bacio e perder di vista tutto il mondo come allora proprio mi parve e svegliato errai un pezzo con questo pensiero e sonnacchiando e risvegliandomi a ogni momento rivedevo sempre l’istessa donna in mille forme ma sempre viva e vera ec. in somma il sogno mio fu tale e con sì vero diletto ch’io potea proprio dire col Petrarca. In tante parti e sì bella la veggio Che se l’error durasse altro non chieggio,
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Brini Zio Ettore Petrarca
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