PAZIENZA
Per il Manuale di filosofia pratica. Pazienza quanto giovi per mitigare e render più facile, più sopportabilc, ed anco veramente più leggero lo stesso dolor corporale; cosa sperimentata e osservata da me in quell’assalto nervoso al petto, sofferto ai 29 di Maggio 1826 in Bologna; dove il dolore si accresceva effettivamente colla impazienza, e colla inquietezza. Consiste in una non resistenza, una rassegnazione d’animo, una certa quiete dell’animo nel patimento. E potrà essere disprezzata questa virtù quanto si voglia, e chiamata vile: ella è pur necessaria all’uomo, nato e destinato inesorabilmente, inevitabilmente, irrevocabilmente a patire, e patire assai, e con pochi intervalli. Ed ella nasce, e si acquista eziandio non volendo, naturalmente, coll’abitudine del sopportare un travaglio o una noia. La pazienza e la quiete è in gran parte quella cosa che a lungo andare rende così tollerabile, per esempio a un carcerato, il tedio orrendo della solitudine e del non far nulla; tedio da principio asprissimo a tollerare, per la resistenza che l’uomo fa a quella noia, e l’impazienza e smania ed avidità ed ansietà di esserne fuori, la quale passata e dolore e noia si rendono assai più facili e più leggeri. Ed in ciò consiste la pazienza, che è una qualità negativa più che altrimenti.
RELAZIONE CON UNA DONNA
Sono entrato con una donna (Fiorentina di nascita) maritata in una delle principali famiglie di qui, in una relazione, che forma ora una gran parte della mia vita. Non è giovane, ma è di una grazia e di uno spirito che (credilo a me, che finora l’avevo creduto impossibile) supplisce alla gioventù, crea un’illusione maravigliosa.
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Manuale Bologna Fiorentina
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