Ed in vero non sapremmo immaginare che possa essere altrimenti. Se fossimo nati sulla luna, ove a quel che si dice non vi è molta aria, e se fossimo stati dotati di odorato come ora siamo, e poi fossimo venuti sulla terra, allora forse la nuova impressione dell'aria avrebbe in noi prodotta la sensazione di un odore; ma poi ci saremmo abituati a quest'impressione continua, e non avremmo avuto più coscienza di alcun odore. Non è dunque a meravigliare che nati e cresciuti dentro l'aria, essa non abbia per noi alcun odore, nè alcun sapore.
Esaminiamo che cosa c'insegna sull'aria l'udito: egli è vero che le vibrazioni dei corpi sonori si trasmettono al nostro orecchio per mezzo dell'aria; ma nello ascoltare un suono, noi cerchiamo il corpo sonoro, e non badiamo al mezzo che ha trasmesso il suono; come quando riceviamo l'impressione di un raggio luminoso, cerchiamo soltanto il corpo da cui mosse, senza avere alcun sospetto dell'esistenza di quel mezzo elastico e sottilissimo che trasmette le vibrazioni sino ai nostri occhi. Cosicchè ascoltando i suoni non ci accorgeremmo della presenza dell'aria, e bisogna interrogar la natura con quegli espedienti che la scienza ha scoperto, per persuaderci che senza l'aria i suoni non giungerebbero al nostro orecchio. Parmi che lo stesso deve seguire ai pesci immersi nell'acqua; i suoni sono loro trasmessi dall'acqua, ma non perciò essi acquistano la coscienza del mezzo in cui vivono. Poichè per la vista, l'odorato e l'udito dei pesci, l'acqua deve essere presso a poco quel che è per noi l'aria.
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L'aria
di Michele Lessona
Tipogr. Sebastiano Franco Torino0 1864
pagine 102 |
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