Una volta, assai più giovine, ed assai più fantastico che non ora, mi dilettava a fare vasti programmi di studi; e tra gli altri mi proponeva d'indovinare quali idee abbiano dell'acqua i pesci, e se abbiano coscienza dell'esistenza di quel mezzo in cui vivono. Sarebbe questo, mi diceva, un bel problema di psicologia comparata, e se fosse risolto rischiarerebbe molto le nostre cognizioni sulla genesi delle idee degli uomini, e ci farebbe con la comparazione apprezzare l'influenza che hanno le circostanze esterne sulle nostre opinioni. Non vi pare, o lettori, che questo problema sarebbe tanto importante, quanto molti altri che si sono proposti i filosofi antichi e moderni? E in vero potrebbe essere da loro trattato, poichè i criteri di cui potrebbero servirsi per giungere al vero avrebbero certamente tanto valore logico quanto ne hanno i criteri coi quali si pretendono da loro risolvere cert'altri problemi. Io non capisco perchè questi argomenti non garbassero ai metafisici! E mi proponeva niente meno che di iniziare il nuovo ramo di scienza, incominciando dall'esaminare le idee che i pesci hanno sul mondo e sulla causa prima, e valutare l'influenza refrigerante dell'acqua sul lavorìo dell'anima. Imbevuto un po' troppo de' pregiudizi della scuola esperimentale, tentai tutti i modi per pormi nella condizione d'un pesce; più volte mi tuffai nelle acque della Ceronda (il fiumicello presso cui son nato), e in quegli istanti di immersione tentava di farmi una immagine di ciò che passa nella coscienza di un pesce.
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L'aria
di Michele Lessona
Tipogr. Sebastiano Franco Torino0 1864
pagine 102 |
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Ceronda
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